Il porto di Molfetta

Di solito per visitare luoghi importanti e di interesse viaggiamo in tutte le parti d’Italia e a volte anche all’estero e nella maggior parte dei casi, alcune persone non conoscono o non hanno mai visitato i luoghi più importanti della propria città. Nel nostro caso Molfetta è ricca di luoghi d’interesse, particolari e caratteristici. Uno di questi è il porto di Molfetta.

Nel corso del XVII secolo a Molfetta crebbe la necessità di fondare e costruire un luogo di attracco più grande e più sicuro per le imbarcazioni che giungevano in città.

Addirittura la prima pietra del nuovo porto di Molfetta fu posta dal re Ferdinando, il 30 maggio 1844 e i lavori terminarono due anni dopo, nel 1846.

Non tutti lo sanno ma Molfetta ha una storia illustre e per conoscerla più approfonditamente, potete consultare l’articolo a cui abbiamo dedicato la sua storia cliccando qui.

La costruzione del porto portò ad un’enorme crescita del flusso commerciale. I lavori consistettero nel congiungimento dei due moli, costruiti in precedenza, alla città e nella costruzione del molo foraneo.

Ma perché dovremmo visitarlo? E’ una grande attrazione perché oltre alla sua storia marittima, i suoi splendidi tramonti sul mare fanno da sfondo a tante foto. La luna fra le due torri del duomo ha fatto il giro del web grazie a delle foto di alcuni fotografi che la ritrae rossa con anche l’artistico duomo pugliese.

Inoltre ultimamente si sta anche modernizzando data la costruzione di altri edifici e strutture attorno.

Il porto di Molfetta è di tipo merci-peschereccio. Può ospitare circa 200 imbarcazioni di piccole-medie dimensioni. Sul gomito tra il molo foraneo e il molo San Michele, sorge il faro, inaugurato nel 1857.

Per i più precisi e matematici, questo porto si estende per 364.000 m² ed è suddiviso in un bacino esterno di 229.000 m² e un avamporto interno. Ha uno sviluppo costiero di 2.355 m, di cui 1.395 rappresentati da banchine operative.

La sede della Capitaneria di Porto è in Banchina Seminario, accanto al Duomo.

Scritto da: Antonio de Candia.